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Francesco Fienga
modellare il corpo tempo
a cura di Leonardo Conti

fino all'11marzo 2023 alle 18.00

Alla PoliArt Contemporary di Milano si è inaugurata Modellare il corpo del tempomostra dedicata a FRANCESCO FIENGA. Il corpus principale della mostra è composto da circa venti opere, tra sculture da terra e da parete, che entrano nello spazio fisico e ideale della galleria, fondendo un equilibrio e un’eleganza rinascimentali con una vera e propria potenza primordiale.
C’è infatti una forza trascinante nelle opere dell’artista pompeiano, che divide la sua ricerca tra Genova e Hannover: il ferro, l’acciaio satinato e a specchio, la cera, il gesso e i pigmenti, sono i materiali che l’artista assembla e inchiavarda come in fortezze minacciose eppure accoglienti.
C’è infatti una forza trascinante nelle opere dell’artista pompeiano, che divide la sua ricerca tra Genova e Hannover: il ferro, l’acciaio satinato e a specchio, la cera, il gesso e i pigmenti, sono i materiali che l’artista assembla e inchiavarda come in fortezze minacciose eppure accoglienti.

Ed è proprio la maestosa e persino dura vitalità di queste opere ad aprire varchi nello spazio espositivo, aggettando forme che coinvolgono tutto l’ambiente circostante, come se l’artista fosse in grado di scolpire anche dimensioni inattese e invisibili. Si tratta di un vero e proprio attraversamento dimensionale in cui ci si trova coinvolti e rapiti, quasi fossimo davanti a un’opera di Burri, che credo, pur in una diversità radicale, sia il maestro che ha consegnato alla contemporaneità la tradizione dell’equilibrio e della forza dell’arte occidentale.
Non è un caso che la scelta dei materiali di Fienga vada dal ferro e dall’acciaio, sino al gesso, alla cera e ai pigmenti: è la gioiosa disciplina dell’armonia che può tenere insieme la forza e la fragilità, la potenza dei metalli e la segreta presenza della pittura, la luce e l’ombra, e persino l’attonito sguardo riflesso dell’osservatore. Ma gli effetti specchianti dell’acciaio lucidato già dialogano con la brunita durezza del ferro e con la morbida e duttile opacità della cera. L’uniformità dei bianchi del gesso, poi, seguono mutevoli ritmi da cui nere e incognite forme emergono come lava appena raffreddata. È questa forse la natura pompeiana di Francesco Fienga, l’essenza inattingibile delle sue opere: la presenza minacciosa e mai sopita del vulcano che incute fascino, potenza e rispetto. Davanti a queste opere pare che persino il tempo si arresti e prenda corpo per divenirne una parte integrante, carica di attesa. È il grande potere della scultura in cui la materia si anima per modellare il corpo del tempo in cui la storia si conserva.
Completa la mostra una selezione di disegni, da cui spesso provengono le opere dell’artista campano. Ma non si tratta di veri e propri progetti, perché anche sulla carta Fienga trova luoghi dinamici che già tentano di ergersi oltre la superficie. E non è un problema di prospettiva, o non solo, ma una sorta di agrimensura spaziale in cui ogni segno già si disegna nello spazio.
LC
Non è un caso che la scelta dei materiali di Fienga vada dal ferro e dall’acciaio, sino al gesso, alla cera e ai pigmenti: è la gioiosa disciplina dell’armonia che può tenere insieme la forza e la fragilità, la potenza dei metalli e la segreta presenza della pittura, la luce e l’ombra, e persino l’attonito sguardo riflesso dell’osservatore. Ma gli effetti specchianti dell’acciaio lucidato già dialogano con la brunita durezza del ferro e con la morbida e duttile opacità della cera. L’uniformità dei bianchi del gesso, poi, seguono mutevoli ritmi da cui nere e incognite forme emergono come lava appena raffreddata. È questa forse la natura pompeiana di Francesco Fienga, l’essenza inattingibile delle sue opere: la presenza minacciosa e mai sopita del vulcano che incute fascino, potenza e rispetto. Davanti a queste opere pare che persino il tempo si arresti e prenda corpo per divenirne una parte integrante, carica di attesa. È il grande potere della scultura in cui la materia si anima per modellare il corpo del tempo in cui la storia si conserva.
Completa la mostra una selezione di disegni, da cui spesso provengono le opere dell’artista campano. Ma non si tratta di veri e propri progetti, perché anche sulla carta Fienga trova luoghi dinamici che già tentano di ergersi oltre la superficie. E non è un problema di prospettiva, o non solo, ma una sorta di agrimensura spaziale in cui ogni segno già si disegna nello spazio.
LC